Libere Risonanze

09 dicembre, 2010

Fini mondo alla frutta

Fini, dopo mesi e mesi di continuo stillicidio e di opposizione a Berlusconi nonché al programma votato dagli elettori decide, dopo probabile immersione che gli causa embolia, di premere perché agli immigrati venga concessa la cittadinianza in soli 5 anni (quando in Europa tutti alzano questa soglia) e pure il voto amministrativo (in palese contrasto con la costituzione che recita "gli elettori sono tutti i cittadini italiani").
Dopodiché Fini, come una furia, si scaglia contro Berlusconi costituendo dapprima una corrente, poi un partito, poi presentandosi come suo leader indiscusso. Il tutto ovviamente mentre presiede la camera con i voti di Berlusconi (ricorda tanto Guzzanti che se ne va a spasso per gli schieramenti del parlamento con i nostri voti) e non è ancora cacciato dal PDL.
In terzo luogo Fini si lamenta parlando di "tradimento" (senti da dove viene al predica!) perché Berlusconi agisce come capo del governo, ovvero determinando la rotta da seguire. Da spiegare a Fini che è stato Berlusconi e non lui, eletto come tale, e che quindi al Cavaliere è delegata la scelta di come operare.
Quarto: Fini promette il Fini-mondo, inciucia col PD con cui stringe accordi vari pur di buttare dalla torre Berlusconi. Anzi, gli manda a dire tramite Bocchino (ovvio che mandi qualcuno avanti, visto il personaggio) che andrebbe bene qualunque governo tranne uno presieduto da Silvio.
Quinto: Berlusconi tiene duro e sfida Fini in parlamento. A questo punto Fini si caga addosso (scusate l'eufemismo) e si trova in mezzo al guado; non può stare con la sinistra perché quelli lo sbranerebbero una volta ottenuto il suo scopo. Non può tornare indietro perché non vuol fare la figura del cretino. Non può stare con Casini, classico caso politico di opportunismo elevato all'ennesima potenza, democristianaccio di primo pelo e noto voltagabbana parlamentare. Risultato: Fini si trova isolato e spiazzato.
Atto finale: Fini si vede in panne, il motore tossisce, si rende conto di crollare. Cerca una strada che gli salvi almeno la faccia. Proposta: Silvio nuovamente alla Presidenza del Consiglio entro 72 ore se si dimette (il suo portavoce è sempre Bocchino perché lui è una persona coraggiosa e non le manda a dire...). Il dietrofront non piace al popolo finiota che inizia a dare del traditore a Gianfranco ed a rinsavire, capendo l'errore di aver appoggiato chi ha venduto Berlusconi per trenta illusori denari. Dai commenti si vede tutta la rabbia del suo elettorato (e della solita sinistra che immancabilmente punta sul cavallo perdente).

Dal Resto del Carlino:
http://qn.quotidiano.net/politica/2010/12/08/426375-bocchino_berlusconi.shtml

Considerazione finale: non so come la battaglia parlamentare finirà, so invece come finirà quella politica. Fini è condannato al patibolo in ogni caso. A causa della maggioranza del PDL+Lega al Senato egli non potrà costituire il governo del ribaltone. Se si andrà ad elezioni verrà escluso dal centrodestra (a maggior ragione dal centrosinistra) e verrà cacciato nel limbo, perché nessuno si fida più di lui, nemmeno i suoi seguaci. Se invece la fiducia passasse, Berlusconi farebbe la mossa vincente, porterebbe ugualmente alle elezioni tutti quanti mentre lui sarebbe in mezzo al guado con le braghe calate.
Poi la parola verrebbe data a noi nelle cabine elettorali, e per Fini andrebbe ancor peggio di così.

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22 novembre, 2010

Dialogo tra Gianfry e Pierferdi

Abbiamo intercettato un'ipotetica telefonata tra Gianfranco Fini e Pierferdinando Casini.
Ne pubblichiamo i contenuti...perché per certa gente la coerenza non è mai troppa!

C. "Ciao Gianfry, ho deciso di votare la legge sul conflitto d'interessi"
F. "Ah, va bene lo voto anch'io"
C. "No guarda, tu sei pazzo io non lo farò mai!"
F. "Tu mi dai la legge sulla cittadinanza in 5 anni ed io ti dò il conflitto d'interessi"
C."Ok ci sto"
F. "Ci sto a cosa?"
C. "Ci sto allo scambio"
F. "Ma te lo sei sognato?"
C. "Che cosa dovrei sognare?"
F."Giù le mani dal conflitto d'interessi!"
C. "Cittadinanza in 5 anni, MAI!".

A questo punto i due si salutano:

F. "Ciao Pierferdi"
C. "Ciao Gianfry"
F. " Ma cosa vuole da me? Ma chi parla?"
C. "Dice con me? Ma vada al diavolo!"
F. "Ti voglio bene, Pierferdi"
C. "Anch'io, a domani"
F. "Sì, ci sentiamo"
C. "No, mi spiace, domani sono impegnato"...

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03 novembre, 2010

Proposta di nuovo simbolo per FLI

Proposta di immagine da inserire nel simbolo dell'FLI. Assolutamente consono.

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02 novembre, 2010

Io confesso

Ebbene sì lo confesso!

Mi piacciono le donne e non i gay. Come a Berlusconi. E pure belle, con buona pace della Bindi. Quando vedo un uomo con quelle cose tonde lì davanti e con nulla in mezzo alle gambe, mi eccito, chissà perché. Poco importa che quell'uomo si chiami donna.

La natura ci ha messo del suo (maledetta!) per farmi procreare.

Lo confesso, la sorte mi ha condannato, sono uno scherzo della natura, sono una pecora nera forse proprio perché alla pecora non mi ci sono mai messo. Oddio, l'ho detto. Adesso chissà quanti sorrisini, quante discriminazioni, quante gomitate e prese in giro appena volto le spalle.
Mi piacciono le cunette anziché i dossi. Mi piacciono i pozzi anziché le torri.
Oddio, dove finiremo di questo passo? Non ci posso fare niente, è il mio istinto.

Un istinto che pare essere deleterio, visto che chiunque mi legga ha genitori con lo stesso istinto mio. Sono da curare, lo ammetto. Una bella dose di gay la mattina e la sera prima di dormire sarebbe quello che ci vuole. Ma non posso farcela, no, non posso proprio. Mi viene da vomitare.

Ed allora? Farmi monaco? Forse. Ne sarebbe felice Casini. Come? Anche lui è padre di famiglia? No così non va. Forzare il mio istinto e diventare gay? Farei contenti i sinistri. Però Fassino, Travaglio, Santoro, Veltroni, etc.. sono tutti sposati. Dio come sta dilagando la mia malattia!

Mi chiuderò in casa e guarderò attentamente le foto di Schwarzenegger, magari me lo faccio anche piacere. Nel frattempo, però, lasciatemi sognare per un'ingiallita foto di Nadia Cassini.

Tra un mandolino ed un piffero, purtroppo, scelgo ancora il primo.

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27 ottobre, 2010

Controlli incrociati

Oggi facevo una considerazione: se si andasse ad elezioni, Bersani, per avere una piccolissima speranza di vincere, dovrebbe fare come Prodi, ovvero imbarcare sulla sua Arca di Noé cani e porci.

Non sta a me dire quali tra questi siano i cani e quali i porci, anche se a mio avviso entrambe le definizioni possono andar bene un pò per tutti questi partiti.

Ebbene, ragionavo sul fatto che la classica ammucchiata tanto amata da Bersani porterebbe a frizioni inevitabili tra le varie componenti degli inciucianti, visto che l'inciucio (se mai vi fosse) durerebbe giusto il tempo di proclamarli vincitori. Dopo un tempo infinitesimale, però, i festaioli dovrebbero fare i conti con questa situazione:

Se si andasse ad elezioni e facessero l'ammucchiata per vincere nel governo vi sarebbero:

1. I comunisti
2. I cattocomunisti (cattolici del PD)
3. I pidini non cattolici (laici del PD)
4. Di Pietro
5. Grillo
6. Pannella
ED EVENTUALMENTE
7. Casini
8. Fini.

Dunque, ora facciamo i raffronti incrociati, come fanno i RIS per scoprire le magagne relative agli alibi dei sospettati:

A. I comunisti odiano i cattocomunisti, Di Pietro, Pannella, Casini e Fini (5 su 8, non c'é male).
B. I cattocomunisti odiano i comunisti, Grillo e Pannella (3 su 8).
C. I pidini non cattolici odiano Di Pietro, Pannella, Casini e Fini (4 su 8).
D. Di Pietro odia i comunisti, i pidini cattolici e non cattolici (3 su 8).
E. Grillo odia tutti tranne i comunisti e Di Pietro (6 su 8).
F. Pannella odia i comunisti, i cattocomunisti, Di Pietro, Grillo e Casini (5 su 8).
G. Casini odia i comunisti, i pidini non cattolici, Di Pietro e Grillo (4 su 8).
F. Fini odia i comunisti, i cattocomunisti, i pidini non cattolici, Di Pietro, Grillo (5 su 8).

Risultato delle indagini: ma sapete che se andassero davvero al governo (e non ci andranno MAI) ci sarebbe da divertirsi un mondo???

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06 settembre, 2010

Il PDL non c'é più

Il PDL non c'é più ma io continuo a tenere la presidenza della Camera.
Il PDL non c'é più ma io non mi dimetto nonostante sia stato eletto con i voti del PDL che non c'é più.
Il PDL non c'é più ma io prendo i voti degli elettori del PDL che non c'é più e li porto a sinistra.
Il PDL non c'é più ma io fondo un altro partito con gli eletti del PDL che non c'é più.
Il PDL non c'é più ma io appoggio il PDL che non c'é più al governo.
Il PDL non c'é più ma la legislatura deve andare avanti con un partito che non c'é più.
Il PDL non c'é più ma occorre una nuovo patto per la legislatura con il PDL che non c'é più.
Il PDL non c'é più ma vado in giro a dar addosso al PDL che non c'é più.

La logica non alberga a Mirabello.

Chissà se la casa a Montecarlo c'é ancora o non c'é più nemmeno quella...

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24 agosto, 2010

Fuori come i balconi

Erasmo da Rotterdam sarebbe stato felice di veder usato un titolo così azzeccato, anche se il contesto della sua opera è del tutto avulso dal contenuto di questo post: il suo "Elogio della follia" sarebbe una chiosa perfetta per descrivere una proposta che definire vergognosa ed indecente sarebbe minimizzante.

Credo che non sia nemmeno necessario ricordare cosa Italo Bocchino (capogruppo dei finiani) è stato capace di inventarsi, per cui salto la cronaca che lascio ad un link e vengo alle considerazioni.

La proposta di Bocchino è offensiva per chi in buona fede candidò questi rappresentanti da Bagaglino, offensiva per l'elettore che ha concesso il voto ad un partito avente certe specifice e si troverebbe invece a regalarlo all'opposizione, offensiva per la Lega (l'unico alleato davvero leale del PDL) ed offensiva per Berlusconi che già si trova una serpe in seno, figuriamoci se stringesse alleanze con Casini e Rutelli, ovvero con i peggiori rappresentanti democristiani che la storia del dopoguerra abbia mai potuto annoverare.

Una proposta offensiva anche per l'opposizione, che seppur in modo che reputo blasfemo e turpe fa il suo lavoro, ovvero quello di gettar merda su Berlusconi ed i suoi alleati. Sono così scarsi nel contrastare Berlusconi che un ingresso di Rutelli nell'alleanza col PDL e con la Lega significherebbe l'erosione a tavolino dei loro deputati e senatori in favore dello schieramento opposto. Non c'é che dire, anche la sinistra ne ricaverebbe una bella figuraccia e l'immondizia politica sparsa sulle istituzioni sarebbe di molto peggiore rispetto a quella della Prima Repubblica, in cui almeno almeno il pentapartito con l'appoggio dei socialisti reggeva e gli schieramenti in fondo erano due nonostante la cagnara delle correnti.

Ma vi sono solo tre soggetti politici per cui la proposta non è offensiva: per i finiani che sembrano aver smarrito ogni pudore e si attaccano agli specchi, per Casini abituato alle "alleanze variabili" che tradotto significa "sto con chi mi dà le poltrone" e per Rutelli che ormai ha girato tutto l'emiciclo da destra a sinistra con biglietto A/R.

Cosa dirà ora l'elettore finiano, colui che si è schierato con l'ex leader di AN e che ha creduto di votare per una "destra moderata" (parole loro) mentre gli viene imposto urbi et orbi di allearsi con Rutelli, ovvero con i sinistri?

La proposta è stata così vergognosa e priva di dignità che perfino la sinistra, notoriamente amante della mercificazione politica e del tradimento alle spalle, l'ha rifiutata. Cori di NO salgono alti dall'IVD e dal PD, che nonostante la loro natura voltagabbanesca dubito fortemente possano accettare un simile livello di squallore. Peggio dei peggiori, insomma e gli italiani lo sanno: il nuovo partito nasce già a pezzi.

La trasmutazione di Fini e dei suoi ha dell'incredibile: se penso che una volta proprio egli incarnava le migliori tradizioni di destra ed una raffinata visione politica d'insieme oso credere che sarebbe il caso chiamare rapidamente un esorcista: il demonio od un jinn dev'essersi impossessato delle menti di costoro. Sarebbe come se dall'oggi al domani Israele si alleasse con l'Iran per distruggere gli Stati Uniti.

A questo punto, quindi, direi che ha ragione Bossi: si vada decisi alle elezioni e se son rose fioriranno ma finalmente non sui balconi sbagliati.

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05 agosto, 2010

Tanto tuonò che venne il sole

Barzelletta: accadde il 4 Agosto 2010, votazione in aula sulla sfiducia a Caliendo. Fermiamo per ora il nastro.

Spingiamo il tasto REWIND fino a pochi giorni orsono: Fini tuona sulla questione morale, non si deve dar scampo agli indagati in politica, essi non possono godere di uno scranno in parlamento.

Litigio con Berlusconi, se le dicono di santa ragione, Fini s'impunta sulla questione morale. Secondo lui essere indagato equivale ad essere condannato, vista l'asprezza con cui si scaglia contro il PDL ed il suo leader. Berlusconi ovviamente ritiene che l'equazione sia errata e reagisce, anch'egli s'impunta e strappa gli ormeggi dell'alleanza con Fini, cacciandolo. Fini se ne va (dicono lui ed i suoi amichetti) a testa alta a latrare dall'invertebrato politico centrista. Non glie l'abbiamo data la soddisfazione a Berlusconi, tié, e gli fa idealmente il gesto dell'ombrello. Nessuno potrà farci desistere dalle nostre idee, nessuno ci può dire cosa sia giusto e cosa non lo sia. Noi la pensiamo all'opposto di Berlusconi ed anche un indagato deve andarsene subito, che possa essere colpevole o innocente a noi non importa.

Apriti cielo, il coro della sinistra che gli fa da contrappunto. Di Pietro, indagato pure lui, fa orecchie da mercante e tuona incredibilmente contro il governo, Fini ha ragione, quei delinquenti degli indagati devono andarsene. Mister Memoria Corta finisce il suo strale, poi siede sulla sua poltrona in aula e non la molla più. Grande esempio di coerenza.

Si fa la conta, i numeri sono risicati o sembrano non esserci. Fini fa il buonista, "io resterò fedele al mandato degli elettori". Avrei voluto vedere se Fini avesse dichiarato di voler concedere la cittadinanza agli extracomunitari in 5 anni ed il voto amministrativo ai lavoratori non italiani come l'avrebbero pensata i suoi elettori alla vigilia del voto, visto che lui afferma di restare fedele al voto dei "suoi" elettori (che sono poi quelli di Berlusconi).

Ebbene, Fini fa sapere che appoggerà il governo dall'esterno quando vi saranno leggi che lo aggraderanno. Visto lo strappo e tutto il Can Can che ne è venuto fuori, per coerenza ci si aspetta pertanto che Fini voti a favore della mozione di sfiducia insieme all'invertebrato centrista (un democristiano che fa la predica sulla morale è tutto dire ma avendo visto Di Pietro indagato che tuona contro gli indagati ci possiamo aspettare qualsiasi buffonata).

Arrivano circa le 18.30 del 4 Agosto 2010.

Il nastro è fermo ad un secondo dalla lettura del voto. Tensione in aula, ci si picchia tra ex alleati. Fini non può sopportare che passi la fiducia a Caliendo, ne va della sua credibilità. Eh, cazzo, in politica gli ideali sono ideali, mica si mira a conservare lo scranno, Fini si batte per una politica pulita anche se non c'é ancora alcuno sporco rimuovere. E' una specie di Mastro Lindo in sala operatoria.

Schiacciamo il nastro PLAY: si sente echeggiare la voce del Presidente di turno.
Risultato: 299 contro la sfiducia, 229 a favore, 75 astenuti, alcuni scappati cesso per non votare. La camera respinge.

Sbigottito mi chiedo: ma come 75 astenuti? Non dovevano i finiani forse attenersi a tutti quegli ideali di "pulizia" ed "igiene politica" tanto sbandierati, a quella trasparenza perfino eccessiva che ha causato la rottura con Berlusconi?

Ma se consentono che la sfiducia venga respinta e ritengono di essere nel giusto, non sono forse corresponsabili del fattaccio? Ed allora, perché hanno spaccato il PDL se poi gli consentono di far respingere una mozione secondo loro sacrosanta?

O vuoi vedere che...ma no, non è possibile!!! Beh, oddio, ripensandoci l'idea mi sovviene: vuoi vedere che dopo che Berlusconi ha dichiarato che in caso di agguati si andrebbe tutti a casa, i 47 astenuti se la sono fatta sotto all'idea di perdere la poltrona (ed ecco spiegarsi anche le motivazioni di coloro che sono corsi al cesso)?

No non è possibile, non ci credo. Da un uomo politico LEALE e FEDELE del calibro di Fini, da uno che non ha mai rinnegato il suo passato, uno che non ha mai contraddetto il suo elettorato una cosa così bieca è da escludersi.

Però un tarlo mi rode, accidenti: l'unico democristiano che sapeva il fatto suo diceva che a pensar male si fa peccato...
Ebbene, ieri mi sono dannato definitivamente l'anima.

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04 agosto, 2010

Mens Bersana in corpore insano

C'é da chiedersi se l'aereoporto che Bersani ha sulla testa ed il severo sole agostano non stiano giocando brutti scherzi all'attuale leader del PD: sono davvero preoccupato perché Bersani non è un nemico ma un avversario ed un tracollo neuronale che va dalla vile insolazione al Parkinson non è da augurarsi a nessuno, nemmeno a Camomillo, che ieri se n'é uscito con altre tre perle di raro umorismo.

Innanzitutto Camomillo si è prodigato in uno slancio di divismo affermando che chi porterà il governo alla transizione sarà Tremonti.

Ebbene, una persona normale farebbe notare a Camomillo Bersani che Tremonti non fa parte del suo schieramento e che magari sarebbero altri a decidere, e non certo lui, chi eventualmente potrebbe guidare un eventuale governo tecnico. L'errore nell'errore, però, sta nel fatto che questo governicchio raffazzonato non prenderà mai vita perché Bossi e Berlusconi hanno dichiarato che se l'esecutivo andasse sotto si tornerebbe alle urne. Pertanto Camomillo mette non uno ma due carri davanti ai buoi, un pò come faceva Lippi quando diceva che non avrebbe fatto salire nessuno sul carro dei vincitori (e guardacaso Lippi ha dichiarato che avrebbe votato per il PD) sentendosi già vincitore e scegliendo già chi portare sul carro. Ma almeno Lippi la nazionale italiana la guidava veramente, Bersani invece è leader di un derelitto elettorato senza speranze e senza idee.

Anche il terzo errore sta nella frase estiva malandrina ed è un errore di merito molto evidente nonché decisamente più grave di quelli sopra elencati: Camomillo finora si è espresso contro Tremonti facendolo apparire una specie di ragoseo, un taccagno curvo sui denari ed affamatore di popoli, un apprendista stregone dell'economia che calpesta le vecchiette. Non importa che all'estero si ammetta che egli sia il ministro dell'economia più stimato a livello europeo e mondiale, non importano le lodi dei vari istituti finanziari per come l'Italia abbia saputo operare una politica di rigore pur nella drammaticità della crisi. Camomillo da sempre si scaglia contro Tremonti e le sue finanziarie, considerate da egli poco meno che da negrieri.

Ma basta una dose di U.V.A. particolarmente massiccia e l'aereoporto di Camomillo cuoce.
Con una megavirata chi propone Camomillo alla presidenza del consiglio pro tempore?
Udite udite: l'orrido Tremonti.

Ma non è finita: dopo poco, evidentemente dopo aver rinfrescato l'areoporto sotto ad una doccia, Camomillo afferma che lui di nomi non ne ha mai fatti. E, sommando alla virata di 180° di prima una seconda virata di altri 180° arriviamo all'angolo giro di 360° (o 2Pigreco fate voi), una specie di Ivan il Matto come quello che i sottomarini russi eseguono per vedere se sono seguiti da unità navali occidentali.

Ma se Ivan è Matto al popolo italiano più di tanto non frega.
Il problema è se Matto non è Ivan ma un nostro connazionale dell'opposizione.

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30 luglio, 2010

Berluscone e i finistei

La differenza tra Berlusconi ed i politicanti paraculi è da sempre stata immensa ma da oggi diventa siderale: mentre tutti gli altri si proteggono il fondoschiena, mediano, discutono, democratizzano ed annacquano, lui se ne frega e fa il Sansone tra i filistei. O finistei, fate voi.

Ditemi voi chi, nel mondo politico italiano, ha il carisma, la forza e la determinanzione di Berlusconi.

La sinistra dei buoni a nulla che litiga e poi "getta acqua sul fuoco" salvo poi litigare dopo le successive ventiquattr'ore? Abbiamo assistito tutti all'indecoroso spettacolo di una sinistra che quando si è trovata al governo ha iniziato ad accoltellarsi furiosamente per poi cauterizzare in continuazione le ferite: era così impegnata a cauterizzare, strappare e ricucire che, a parte la montagna di tasse che fece pagare agli italiani, non ebbe tempo né coraggio per governare. Tutti contro tutti, insomma, ma quando c'era da salvare la sedia eccoli lì a sdrammatizzare. Un pericolo che fino ad oggi anche il PDL ha corso e nel quale in parte è incappato, salvo poi salvarsi in extremis prima di collassare definitivamente.

Non parliamo poi del centro delle "convergenze parallele". Il Casini del "sto con chiunque mi assicuri la cadrega" è l'esempio dello squallore politico più democristianeggiante.

Dei finiani che tirano e mollano la corda fino alla sua consunzione, infine, non parliamo neanche perché bisognerebbe usare parole di fuoco.

Ma Berlusconi non è fatto di questa pasta.

Berlusconi non ha bisogno dello stipendio da Primo Ministro né di quello da parlamentare perché potrebbe comprare in blocco l'Italia tutta. Berlusconi è l'unico che può lanciare una granata senza paura delle schegge, che può far fronte a giudici politicizzati, a sinistre bifolche e a novelli traditori interni, giocando su tutti questi fronti insieme con determinazione e drasticità.

Gli altri sono tutti e solo dei tremebondi squali, c'é chi liscia il pelo della magistratura temendo ritorsioni politiche, chi fa l'occhiolino alla sinistra sperando di avere un posto anche nel governo successivo, chi annacqua e svende i suoi progetti e le promesse fatte agli elettori onde averne un ritorno personale secondo logica del do ut des. Storie di piccoli uomini, di politicanti, appunto.

Invece Berlusconi procede come un caterpillar, a volte un pò maldestramente ma pur sempre con travolgente potenza. Lo fa quando racconta le barzellette che se provenissero dalla bocca di altri sarebbero accolte con simpatia e che invece nella bocca di Berlusconi riassumono per gli avversari il peggio della natura umana. A Berlusconi non si perdona niente, le donne, la famiglia, le amicizie, perfino il cucù o la bandana. Ma è proprio questa la sua forza: il vero leader non tratta e non cala le braghe, qualunque sia il prezzo da pagare.

Quella dell'espulsione dei traditori è una prova di forza da cui il PDL troverà nuova linfa e giovamento, perché alla gente non frega niente del fatto che un partito sia gestito in maniera democratica o piramidale, importa invece cosa faccia concretamente e quanto ci si concentri sul programma elettorale nonché sulla capacità di gestire emergenze ed avvenimenti inaspettati.
Anzi, parlando un pò con le persone, ho la sensazione che la gente desideri più alla guida del paese una singola figura carismatica che non un consiglio d'amministrazione: il perché è presto detto, mentre ad un singolo leader si possono riconoscere risultati o contestare sbagli, ad un'accozzaglia di politicanti non si può riconoscere o contestare nulla perché le vittorie hanno molti padri ma le nefandezze nessuno.

In questo quadro di apnea similsinistrosa il PDL ha perso grosse parti di elettorato che, scontento, ha mostrato tutta la sua indignazione per una situazione paraprodiana che pareva infinita e stucchevole. Abbiamo contestato tutti lo spettacolo trash del PD che litigava al governo ma poi quando ci siamo andati noi abbiamo preso la stessa china. Per fortuna ne siamo saltati fuori con un colpo coraggioso, cosa che la sinistra non sarà mai capace di fare nei secoli dei secoli vista l'avidità sparagnina e taccagnante con cui contano i voti per potersi far le scarpe l'un l'altro.

Per questo sono fiducioso in un sana ripartenza: un partito più snello magari faticherà un pò per portare a termine la legislatura ma in compenso avrà a suo vantaggio l'unità d'intenti e la compattezza necessaria; oppure se si andrà ad elezioni potremo presentarci agli elettori con la testa alta di chi ha tenuto la rotta giusta nonostante la tempesta.